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14 Gennaio 2011

Riceviamo da un gentile estimatore e volentieri condividiamo con i nostri lettori?

Gentili Signori,
nel giorno di Natale da poco trascorso, ho stappato una Vostra bottiglia “sboccatura 1986”.
Si suole dire che bottiglie del genere andrebbero conservate intatte, ma io sono di diverso avviso: il vino è fatto per essere bevuto, le automobili per essere guidate, le opere d’arte per essere ammirate. Certo, con i riguardi del caso.
Dopo averla trovata dimenticata in un mobile poco utilizzato, spinto da irresistibile curiosità, l’ho stappata con il velato timore di compiere un gesto sacrilego, ma con la consapevolezza che, se fosse stata bevibile, mi avrebbe riservato piaceri unici.
Devo premettere che non è stata conservata a temperatura di cantina e nella corretta posizione, il sughero è rimasto lucido e non si è minimamente riespanso dopo l’estrazione. 
Ciononostante – e sebbene l’etichetta consigliasse di bere il vino entro due anni dalla sboccatura – sono stato assai positivamente colpito dall’assaggio.
Sarebbe impreciso e parziale negare una leggera mutazione del colore verso il giallo carico (ma non ambrato) proprio di alcuni passiti ed un lievissimo sentore di maderizzazione, così come un certo percettibile aumento dell’acidità. 
Opportunamente soppesati questi elementi in relazione alla considerevole età del vino, non è restato che apprezzare l’immutato vigore delle bollicine, la freschezza ed il carattere del sapore e la piacevolezza complessiva della degustazione, unita alla consapevolezza di avere nel bicchiere un Nobile Signore avanti negli anni, cui tributare il dovuto rispetto.
Non si erano smarriti negli anni i sapori e gli odori che caratterizzano i Vostri vini, erano solo un pochino evoluti e velati da quelli inevitabilmente legati al passare del tempo. Chiudendo gli occhi, mi sono sentito trasportato nel Vostro territorio, ho respirato idealmente quell’aria cristallina e sono stato orgoglioso di poter confidare in un simile prodotto, da contrapporre a spada tratta a quelli d’oltralpe.
Se l’avessi fatto io, mi avrebbe fatto piacere sapere quanto sopra.
Vi ringrazio e porgo i migliori saluti ed auguri per il nuovo anno.

Pietro Anselmi
 

Ferrari promuove una cultura del bere responsabile che è parte dell’Arte di Vivere Italiana.

E’ una cultura legata alla ritualità del cibo e alla celebrazione dei momenti di convivialità, dove il consumo è moderato e consapevole.

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